La corte di Roma era divenuta più corrotta di qualunque altra corte d'Europa, per confessione degli scrittori medesimi, che riconoscevano la sua autorità, e di quelli che per le cariche che occupavano, erano ammessi a tutti i suoi segreti. La loro scellerata, e perfida politica era passata in proverbio: era un costante sistema di venalità, di cabale, e di corruzione. E i suoi ministri, mentre ch'erano perfettamente d'accordo nell'ingannare il mondo intero, non arrossivano d'ingannarsi, e screditarsi a vicenda tutte le volte che si trattava de' loro personali interessi. Quei ch'occuparono la sede papale qualche tempo prima della riforma si abandonavano ai vizi, sopra cui i lumi progressivi del secolo dovevano insegnar loro di gettare un velo, almeno per prudenza. Sotto il pontificato di Sisto IV, la storia ci presenta lo spettacolo orribile di un supremo pontefice, di un cardinale, di un arcivescovo, e di altri ecclesiastici, associati con una banda di scellerati all'oggetto di ammazzare due uomini, ch'erano l'onore [30] del loro secolo, e della loro patria, e di commettere questo enorme delitto, tradendo l'ospitalità, entro il santuario di una chiesa, al momento dell'elevazione dell'ostia consacrata. Alessandro VI fu così noto per la sua sfrenata lussuria, e per la sua insaziabile rapacità, che Sannazzarro l'ha paragonato ai più grandi mostri dell'antichità, a Nerone, a Caligola, ad Eliogabalo. Giulio II ebbe più a cuore di segnalarsi come soldato, che come vescovo, e per la sua ambizione, e pel suo spirito irrequieto, tenne l'Italia in continuo stato di guerra.
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