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      Leone X, quantunque grande per le sue belle maniere, e per la protezione, che accordò alle arti, e alle lettere, disonorò la sede ecclesiastica pei suoi costumi, e scandalizzò tutto il mondo cristiano coi mezzi che usava per far denaro, ai quali ricorreva ogni volta che voleva soddisfare le sue concupiscenze, e la sua passione per una stravagante magnificenza.
      A questo rapido abbozzo aggiungerò la descrizione della corte papale fatta dalla penna d'un'Italiano, che viveva al tempo della riforma, ne' cui scritti si trova la ricchezza dello stile di Livio, combinato colla furente indignazione di Tacito contro la tirannia, sì che in leggerlo sentiamo i nostri cuori profondamente commossi. Il lettore non ha bisogno, che gli si dica, che il seguente passo fu cancellato dai censori della stampa, prima che si permettesse, che l'opera fosse pubblicata in Italia.
      Con questi fondamenti e con questi mezzi, esaltati [31] alla potenza terrena, deposta a poco a poco la memoria della salute delle anime e de' precetti divini, e voltati tutti i pensieri loro alla grandezza mondana, nè usando più l'autorità spirituale, se non per istrumento e ministerio della temporale, cominciarono a parere piuttosto principi secolari che pontefici. Cominciarono a essere le cure e i negozi loro non più la santità della vita, non più l'avanzamento della religione, non più il zelo e la carità verso il prossimo, ma eserciti, ma guerre contro a' cristiani (trattando coi pensieri e colle mani sanguinose i sacrifici), ma accumulazione di tesoro, nuove leggi, nuove arti, nuove insidie per raccorre da ogni parte danari, usare a questo fine senza rispetto l'armi spirituali, vendere a questo fine senza vergogna le cose sacre e le profane.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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