Dall'altra parte gli ostacoli, che in Italia si opponevano alla riforma ecclesiastica, e al ricevere le verità divine, erano molti, e formidabili. Per verità, non si può dire, che gl'Italiani, a quel tempo, avessero per la santa sede una devozione superstiziosa. Questa non formava in origine l'indole propria del loro carattere nazionale, ma cominciava allora; e può asserirsi, che prendesse origine da cause, che produssero il loro pieno effetto dopo il tempo della riforma. Le repubbliche italiane nel medio evo dettero molte prove d'indipendenza religiosa, e riguardarono con [33] disprezzo le minacce, e le scomuniche del Vaticano in un tempo, in cui l'Europa tremava al rimbombo de' suoi fulmini. Questo popolo ingegnoso, e illuminato, aveva, fin dai primi momenti, penetrato il mistero, da cui era coperta la vanità delle pretensioni papali, poichè l'opportunità, che godeva di esaminare da vicino la vita dei papi, e le vere cagioni per cui erano giunti all'apice de' loro disegni, aveva dalla sua mente dissipato quelli principj di venerazione, e di timore per la santa sede, i quali continuavano a sentirsi da quei, che li vedevano da qualche distanza. La conseguenza di ciò, dappertutto ove si estendeva il cristianesimo sotto quelle false istituzioni, fu il nascere di uno spirito d'indifferenza verso la religione, che, al rinascimento delle lettere, si converse in scetticismo, mascherato da un esterno rispetto per le forme stabilite dalla Chiesa. In questo stato rimasero le cose fino alla metà del secolo XVI, quando, per le cause, che si esporranno, la superstizione, e l'ignoranza successero all'irreligione, ed infedeltà; e i papi ricuperarono sulle menti, e sulle coscienze de' loro compatrioti, quell'impero, che avevano quasi interamente perduto.
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