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      Se vi furono in Italia pochi eretici, o se quelli, che si allontanarono dalla fede ricevuta, furono quivi meno che altrove ricercati e puniti, fu perchè il popolo non si prese cura di pensare al soggetto. Generalmente parlando, la devozione fra gl'italiani, anche secondo l'autorità della Chiesa romana, era estinta. Essi non [34] erano attaccati alla Chiesa per una viva fede, o per un ardente entusiasmo, per convinzione della mente o per sentimento del cuore. La sola religione degli uomini di stato era il loro temporale interesse: sentivano i dotti assai più rispetto per Aristotele, e Platone, che per la Sacre Scritture, e per gli scritti de' santi padri; e il popolo, sempre sotto l'influenza de' sensi, e dell'immaginazione, era attirato alle funzioni della Chiesa, dalla magnificenza de' tempj, e dallo splendore e dal brio delle feste religiose.(37)
      Da un esame benchè superficiale delle cose risulta chiaramente, che un popolo, che sente nella maniera, già descritta, poteva essere staccato senza molta difficoltà dalla sua obbedienza alla Chiesa romana. Ma un poco di riflessione ci persuaderà, che nessuno è più incapace di convinzione, o meno disposto a procurarsela, di coloro che si sono abbandonati all'indifferenza sotto forma di religione, specialmente se consideriamo l'opposizione della mente umana alle spirituali, e umilianti dottrine del Vangelo, prodotte senza maschera nella loro semplicità dai primi riformatori. L'esperienza ha troppo dimostrato, che gli uomini il di cui cuore era freddo, e morto alla religione, si sono dappertutto manifestati zelanti, e crudeli persecutori, quanto i più superstiziosi, se la loro tranquillità è stata minacciata dal progresso, o le loro menti sconcertate dalla vista [35] del vero, che odiavano o miscredevano.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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