Se ne trova un nuovo attestato nelle versioni italiane di qualche passo della Scrittura, che comparvero circa lo stesso tempo(96). [67] La traduzione del Malerbi, come quelle su cui questa era fondata, fu fatta dalla Volgata, e scritta con uno stile non adatto al secolo XVI. Una versione meno barbara nella sua dizione, e più fedele all'originale, era stata lunga pezza desiderata dai dotti; e questa fu alla fine intrapresa da Antonio Brucioli Fiorentino, che aggiunse un'erudizione ebraica alle tante classiche, per cui erano celebri i suoi compatriotti (97). Dopo essersi distinto fra gli accademici della sua patria, fu esiliato a causa d'una resistenza inutilmente opposta alle usurpazioni de' Medici, nella quale avea preso parte. Viaggiò per la Francia, e per la Germania, di dove, con la mente più rischiarata, fece ritorno, ardentemente desiderando d'illuminare i suoi concittadini. Ma nell'anno 1529 salvò appena la vita fuggendo per la seconda volta da Firenze, per aver dato sospetto d'eresia. A Venezia, dove trovò un asilo, e dove, due altre persone dello stesso nome, suoi fratelli, o parenti, avevano stabilito una stamperia, egli pubblicò la sua traduzione delle Scritture coi commentarj. Compose molte altre opere filosofiche, e religiose, fra le quali una collezione d'inni (98). La [68] sua versione del Testamento nuovo comparve nel 1530, e ad intervalli fa seguita per due anni da traduzioni parziali dei sacri libri (99). Non si sa di certo che il Brucioli lasciasse formalmente la Comunione della Chiesa romana; ma le sue prefazioni a diversi passi della sua versione in cui esalta l'utilità di tali opere, e vendica il comun dritto dei cristiani di leggere la parola di Dio nella loro propria lingua, sono scritte collo spirito, e collo stile di un protestante.
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