Scrisse ai cardinali di convocare un concilio generale a quest'oggetto, e minacciò, che se non fosse stato convocato, egli avrebbe abolito la giurisdizione papale in tutte le Spagne, e convinto le altre nazioni col suo esempio, che gli [73] abusi ecclesiastici potevano esser corretti, e l'antica disciplina della Chiesa poteva essere ristabilita senza l'intervento dell'autorità papale (110).
L'imperatore non si arrestò alle minacce. Il suo generale, duca di Borbone, essendo entrato nel territorio del papa, Roma fu presa, e saccheggiata, e il pontefice, dopo aver sofferto un'assedio entro Castel Sant'Angelo, fu costretto arrendersi alle truppe imperiali, da cui per lungo tempo fu tenuto prigioniero. Secondo quello, che ci narrano gli stessi storici cattolici romani, i Tedeschi dell'armata imperiale, dopo il saccheggio del primo giorno, si condussero verso gli abitanti di Roma con gran moderazione, e si contentarono di testificare l'odio loro contro l'idolatria. Gli Spagnuoli invece non cessarono dal far soffrire barbari tormenti ai prigionieri per indurli a scoprir loro i tesori; e gl'Italiani imitarono nella crudeltà gli Spagnuoli, e nell'empietà i Tedeschi (111).
Un fatto accaduto durante l'assedio del castello, darà un'idea del disprezzo, che si ebbe di tuttociò che era riguardato come sacro. Una banda di soldati tedeschi, montati sopra cavalli e muli, si radunò un giorno nelle strade di Roma. Uno di essi, chiamato [74] Grunwald, distinto per la sua statura, e pel suo maestoso aspetto, vestito da papa, con triplice corona sul capo, fu messo sopra un cavallo riccamente bardato.
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