Ambedue le parti calcolavano sul carattere nazionale degl'Italiani, ed era comune l'osservazione, che, siccome la peste era più violenta in Italia, che in Germania, atteso il calore più intenso del clima, così il luteranismo, se si fosse impadronito delle menti italiane, ch'erano assai più ardenti, e più vivaci, delle tedesche, avrebbe con maggior impeto, e violenza infuriato (116).
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CAPITOLO TERZOPROGRESSI DELLA DOTTRINA RIFORMATA
IN DIVERSI STATI, E CITTÀ D'ITALIA.
Dopo aver dato un ragguaglio generale dell'introduzione in Italia delle opinioni riformate, e delle cause che le produssero, passo ora a parlare del progresso che fecero in varj stati e città d'Italia.
La città, che a giusto titolo si presenta prima di tutte le altre nella storia della riforma, è Ferrara, perchè fu dessa, che ne' primi momenti accordò protezione agli amici della riforma, i quali vi si rifuggiarono da varie parti d'Italia, e da paesi oltramontani. Sotto il governo de' suoi duchi, dell'illustre casa d'Este, Ferrara disputò per qualche tempo a Firenze il vanto dell'incoraggimento delle lettere, e delle belle arti. Ariosto visse alla corte di Alfonso I, come vi avea vissuto Bernardo Tasso; e poco tempo dopo, il figlio più di lui illustre, l'autore della Gerusalemme liberata, alla corte di Ercole II: così la genealogia, e le gesta dei duchi di Ferrara sono state trasmesse alla posterità dai primi poeti di quel secolo. Ercole aveva ricevuto una buona educazione, e per sentimento, e giudizio naturale si sentiva disposto ad accordare ai letterati quella protezione [82] che i principi suoi contemporanei accordavano come un tributo alla moda, e per riguardo al loro proprio nome (117). La casa d'Este, in varie recenti occasioni, era stata mal compensata della devozione, che aveva mostrata per gl'interessi della sede romana, ma quella ragione sopra esposta, che attaccava al papa i principi italiani, vinceva il sentimento dell'ingiuria.
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