Per conseguenza la duchessa si vide, con gran dolore, costretta a dividersi da madama di Soubise, e dalla sua famiglia (126). Marot se ne andò a Venezia, donde, dopo poco tempo, ritornò salvo alla [86] patria, avendone ottenuto il permesso (127). Non è improbabile, che egli fosse da principio indotto a far parte de' riformatori per risentimento contro l'opposizione, che il clero faceva ad ogni specie d'erudizione; ma il suo attaccamento alla dottrina protestante s'accrebbe di molto, nel tempo della sua dimora in Ferrara, se vogliamo giudicarne dal tenore delle lettere, e delle altre opere che allora uscirono dalla sua penna, che tutte spirano disposizione al martirio. Forse all'aspetto del fuoco, se vi fosse stato esposto, si sarebbe ritirato; ma non viene per conseguenza da questa supposizione, che i suoi sentimenti non fossero nobili, o che il poeta non fosse sincero nell'esprimerli (128). Leone Jamet, cui fu concesso di rimanere presso [87] la duchessa, forse perchè persona meno conosciuta di Marot, e dopo la partenza dell'amico, occupò presso Renata l'ufficio di segretario (129).
Molti individui, che furono decisamente attaccati alla riforma ottennero una cattedra nell'università di Ferrara, la quale allora rapidamente ritornava all'antico splendore, dopo aver troppo barbaramente sofferto nelle guerre civili, in cui la famiglia d'Este era stata per tanti anni immersa (130). Ma la dottrina riformata fu principalmente divulgata per opera di quei sapienti, che la duchessa riteneva presso la sua famiglia per l'educazione de' suoi figli.
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