Un fatto che ebbe luogo nel 1530 mostra che allora in Venezia si trovavano molti animati da un vivo interesse per la causa della riforma. Mentre il cardinal Campeggio assisteva alla dieta imperiale di Augusta, come legato del papa, si sparse dappertutto la voce ch'egli s'era dato la pena di ridurre lo spirito di [109] Melantone a segno di persuaderlo a sommettersi al giudizio del sapremo pontefice. Questa voce produsse dell'agitazione nei Veneziani che favorivano il Vangelo; uno di questi, Lucio Paolo Rosselli, diresse una lettera a quel riformatore con forza e con nobiltā concepita. Dopo avergli espressa l'alta stima che professava per la persona di Melantone, e il piacer che aveva provato da' suoi scritti, l'esortava con rispettose frasi, ma onestamente libere, a mostrarsi fermo e intrepido difensore della fede, cui, come onorevole strumento, aveva acquistato tanti seguaci. "In questa causa (continua egli), voi non dovete aver rispetto nč per l'imperatore, nč pel papa, nč per alcun'altra autoritā di questo mondo, ma pel solo Dio immortale. Se vi fosse ombra di veritā in quello che i papisti vanno spargendo sopra di voi, ne risulterebbero le pių cattive conseguenze, tanto pel Vangelo, che per coloro che sono stati guidati a seguirlo da voi e da Lutero. Siate certo che tutta l'Italia aspetta con ansietā l'esito della vostra riunione ad Augusta. Qualunque determinazione vi sarā presa, sarā abbracciata dai cristiani nelle altre parti, per mezzo dell'autoritā imperiale. Voi e gli altri tutti, che avete seggio in quel consesso, dovete essere fermi, e non soffrire di essere allontanati dallo stendardo di Cristo con le minacce, o ingannati con preghiere e promesse.
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