Incontreremo il primo fra i martiri italiani. Il secondo, che parimente ottenne la corona del martirio, era nato in Albona di nobile stirpe, e tenuto in alta stima per la sua dottrina, e morale. Fu provinciale dei francescani nel territorio veneto, e con quella carica ebbe le migliori occasioni di comunicare le istruzioni sulla religione, e di proteggere coloro che le avevano ricevute (172). Fu per suo consiglio che Matteo Flacio, suo parente, si astenne dalla risoluzione, che aveva fatta di assumere l'abito monastico, e si ritirò in Germania, dove si distinse pe' suoi scritti, pieni di erudizione, e per la parte attiva, e quasi smoderata, che prese nelle dispute interne, che agitarono la chiesa luterana (173). Altieri, benchè nato all'Aquila, nel regno di Napoli, aveva fissato il suo soggiorno in Venezia, dove per qualche tempo fece da segretario dell'ambasciatore inglese presso quella repubblica, e dopo fu agente de' [112] principi protestanti della Germania. Egli acquistò fama per l'ardente devozione alla religione riformata, di cui, mercè le sue politiche relazioni, potè facilitare i progressi in diverse altre contrade; sia per mezzo delle corrispondenze epistolari con le corti estere, sia coi libri che introduceva in Italia, sia infine col consiglio, e con l'energico patrocinio che era sempre pronto di accordare ai suoi compatriotti, che avevano abbracciato la vera religione, o erano premurosi di conoscerla (174). La dottrina evangelica in Venezia aveva fatto tali progressi nello spazio di dodici anni, dal 1530, cioè al 1542, che i suoi seguaci, soliti altre volte a incontrarsi in luoghi privati, tennero de' consigli per deliberare sull'ordinarsi in regolari congregazioni, e pubbliche assemblee (175). Molti membri del senato furono favorevoli a questa opinione; e si sperava che l'autorità di quel corpo fosse a favore delle già concepite speranze.
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