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      Così defraudato, si ritirò in un villaggio situato nelle Provincie del duca di Savoja, dove fu impiegato nell'insegnare ai figli dei circonvicini signori. Un giorno, essendo andato in compagnia de' suoi Mecenati, a sentire la predica di un frate domenicano Torinese, il predicatore, nel corso della sua predica, fece un quadro orribile dei riformatori tedeschi, e in prova della giustizia delle sue proposizioni, dette false citazioni di un opera pubblicata da Lutero. Curio, finita la predica, si fece incontro al frate, e presentandogli il libro, che aveva presso di sè, lesse i passi citati, in presenza dei più scelti e più rispettabili uditori; i quali, indignati per le impudenti falsificazioni, che il frate aveva creduto far passare per vere, cacciarono immediatamente dalla città, disonorato, il loro spirituale istruttore. Ma non mancò chi subito rese informato [121] dell'accaduto l'inquisitore; e Curio fu arrestato, e menato in prigione alla sua patria. Il viaggio in che aveva meditato di fare in Germania, e la sottrazione delle reliquie di S. Benigno, furono prodotti per aggravare il suo delitto, e come forti presunzioni delle sue massime ereticali. Siccome si sapeva che i suoi amici godevano di una grand'influenza, l'amministratore del vescovato di Torino si portò a Roma per assicurare la sua condanna, lasciando il preteso reo sotto gli ordini di un fratello del cardinal Cibo, che, per ovviare a qualunque tentativo di fuga, lo confinò in una camera interna della prigione, ed ordinò che gli fossero messi i ceppi ai piedi.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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