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      Tosto che si seppe la sua nuova posizione, furono da Roma spediti ordini per arrestarlo; ma tanto grande era la stima, in cui era tenuto dalle prime famiglie del luogo, e dagli studenti, molti de' quali s'erano colà portati dagli altri seminari per profittare delle sue lezioni, che per tre anni interi fu difeso dagli attacchi degl'inquisitori. In tutto quel tempo era quasi sempre accompagnalo tanto nell'uscire, che [123] nel tornare a casa, da un drappello di scolari, che formavano la sua guardia. Finalmente, il papa minacciando la scomunica al senato della città, fu costretto di ritirarsi a Venezia, donde poi si portò a Ferrara. Le fatiche di Curio furono benedette da Dio per aprir gli occhi di molti sulle depravazioni e sugli errori della Chiesa romana, nel tempo de' suoi viaggi in Italia, e della temporanea dimora, che fece in molte parti della Penisola, e specialmente nel Milanese.(186)
      Napoli e la Sicilia appartenevano alla corona di Spagna, ed erano allora governate da due distinti vicerè, sotto l'imperator Carlo V. In Calabria, che formava uno delle Provincie del regno di Napoli, esistevano ancora i Valdesi. La dottrina di Lutero, e degli altri riformatori s'era immensamente estesa nel territorio napoletano, e sopratutto nella capitale. Si crede, che i primi a introdurvi quella dottrina, siano stati i soldati Tedeschi, che, dopo il sacco di Roma, obbligarono Lautrec, generale francese, a levare l'assedio di Napoli, e continuarono per qualche tempo a formare la guarnigione di quella capitale (187). Nel 1536, Carlo V pubblicò un'editto, con cui ordinava a D. Pedro di Toledo, suo vicerè in Napoli, di punire tutti coloro, ch'erano macchiati d'eresia, o proclivi a quelle massime, e con ciò credette poter estirpare le semenze sparse da quegli stranieri.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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