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      La forza dell'elocuzione, unita alla più ammirabile azione, gli dava sull'udienza un grand'ascendente, e con tanto più ragione, in quanto alla sua dottrina corrispondeva interamente la sua morale. (194). La sua figura, dopo che egli avea passato la mezza età, raddoppiava l'incanto: capo bianco come la neve, barba lunga, cadente fino alla cintura, pallore sul volto, che metteva dubbio sullo stato di sua salute; tutto infine lo rendeva a un tempo venerabile, e interessante (195). Non andò mai nè in vettura, nè a cavallo; ma fece tutti i suoi viaggi a piedi, e continuò questo sistema fino all'età più avanzata. Quando gli accadeva di far qualche visita nei palazzi dei principi o vescovi, era sempre incontrato e ricevuto con tutti gli onori dovuti ad un personaggio di ordine superiore, e alla partenza, veniva accompagnato con lo stesso onore. Nulladimeno, in qualunque luogo alloggiasse conservava sempre tutta la semplicità, e l'austerità dell'ordine religioso, cui apparteneva (196). Come predicatore, aveva per ammiratori dotti e idioti, grandi e plebei. Carlo V, ch'era solito di andare alle sue prediche, quando si trovava in Italia, pronunziò su di lui quest'elogio: "Quest'uomo farebbe piangere i sassi" (197). Sadoleti, e Bembo, che [130] erano ancora giudici più competenti di Sua Maestà Imperiale, conferirono ad Ochino la palma dell'eloquenza popolare (198). A Perugia, con le sue prediche ebbe la forza di estinguer gli odj inveterati di molte famiglie, riconciliarle, e con ardore condurre a fine ogni lite.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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