Scelto dagli Agostiniani per uno dei loro predicatori, si distinse con le sue prediche per la forza dell'eloquenza a Roma, Bologna, Pisa, Venezia, Mantova, Bergamo, e Monferrato. Tenuto da' suoi confrati in molta considerazione pel suo ingegno, e per le sue fatiche, fu, a unanimità, eletto abbate di Spoleto, e subito dopo prevosto del collegio di S. Pietro ad Aram di Napoli, carica onorevole, e utile. Questo ebbe luogo circa l'anno 1530, e nel trentunesimo anno dell'età sua. Fu allora, quando egli era di un certo e rapido avanzamento nella Chiesa romana, che cambiò le sue opinioni religiose, e la sua vita. Fin da suoi primi anni, come ci ha detto egli stesso, sentiva una decisa inclinazione per lo studio delle Sacre Carte; e potendo a bell'aggio leggere le Scritture nel convento, cui apparteneva, vi si applicò con gran fervore, e non senza profitto per se stesso, e per gli altri (209). Dopo alquanto tempo gli caddero fra le mani i trattati Zuinglio su la vera e falsa religione e sulla Providenza, ed alcuni commentarj di Bucer sulla [137] Scrittura, i quali rimasero scolpiti nella sua mente, e furono in appresso confermati, e approfonditi dalla conversazione di Valdes, di Flaminio, e di altri, con cui a Napoli strinse amicizia (210).
Martire prevaleva tanto nel criterio, e nell'erudizione, quanto Ochino nell'eloquenza popolare. Ai loro sforzi nel propagare le verità evangeliche, si uniron quelli di Giovanni Mollio summenzionato, che allora occupava la cattreda di lettore, e predicatore a Napoli nel convento di S. Lorenzo.
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