Martire non attaccò di fronte quella dottrina; ma quando nel corso delle sue prediche sull'Epistola, fu a quel passo (211), gli diede un interpetrazione affatto diversa e la confermò con argomenti tratti dal testo e dall'appello agli scritti dei più dotti e i più elevati fra i santi Padri. Questo modo d'interpetrare quel passo cagionò un gran fermento d'idee speculative, e i monaci allarmati dalla favorevole accoglienza che quello aveva incontrato, e dal timore, che la sorgente più feconda di loro guadagni non si disseccasse, mossero cielo e terra contro il temerario innovatore. Coll'influenza del vicerè, e con le loro [139] proprie rimostranze, ottennero un ordine, con cui venne proibito a Martire di predicare e spiegare il Vangelo. Martire godeva del favore di Gonzaga, cardinale di Mantova, e prottettore dell'ordine; ed era eziandio ben cognito ai cardinali Contarini, Pole, Bembo, Fregoso, tutti uomini dotti, e alcuni di essi favorevoli alla riforma ecclesiastica. Fidandosi nella loro protezione portò la causa a Roma, e gli riuscì di far ritirare l'interdetto (212). Dio benedicendo le fatiche di questi eccellenti predicatori, fu stabilita in Napoli la Chiesa riformata, che annoverava nel suo seno persone d'ambo i sessi, e nel regno di primo ordine. Fra questi si trovavano Galeazzo Caraccioli, figlio ed erede del marchese di Vico, ed il suo illustre parente Gio. Francesco Caserta, da cui egli era stato per la prima volta condotto a sentire le prediche del Martire. (213).
Mentre la Chiesa di Napoli godeva ancora della sua pace, e giornalmente estendeva le sue radici, fu privata di Valdes, cui principalmente doveva la sua istituzione.
| |
Epistola Padri Martire Vangelo Gonzaga Mantova Contarini Pole Bembo Fregoso Roma Napoli Chiesa Galeazzo Caraccioli Vico Gio Caserta Martire Chiesa Napoli Valdes
|