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      Il pane, ed il vino sono simboli, non cose di tanto gran mistero, tutti ne convengono; ma dall'altra parte, Iddio non voglia mai, che alcuno s'immagini che sieno simboli vuoti, quelli, che si offrono nella cena del Signore, perchè il pane, che noi rompiamo è la partecipazione del corpo del Signore, e non solo pane. Evitiamo le dispute di parole; sosteniamo i deboli. Finchè noi confidiamo in Gesù Cristo, tutto va bene; tutti non possono ad un tratto vedere le medesime cose. Studiamoci indefessamente di mantenere la concordia. Il Dio, che noi invochiamo, non è il Dio della divisione. Così viviamo, progrediamo, e superiamo ogni male" (244). In un'altra lettera agli stessi amici (245), dopo aver dato il suo parere sul soggetto quest'uomo amabilissimo soggiunge: "Questa è la mia opinione su tutta la materia in questione. Se non mi sono spiegato con bastante perspicacia, è perchè per natura, e per difettosa educazione, son disposto ad essere oscuro, e confuso; posso esserlo ancora [163] perchè scrivo in fretta, e senza gli ajuti necessarj per discutere un tal soggetto; ciò che per verità troppo chiaramente apparisce in tutti i miei scritti. Io desidero sempre di non offendere, per quanto mi è possibile; pure, se potessi, vorrei spiegare con la maggior chiarezza tutte quelle cose, che appartiene alla Chiesa di conoscere. Vi esorto dunque, fratelli amatissimi, di allontanare con ogni studio, e premura da queste dispute, lo spirito di curiosità, e di contesa. Che i forti nella loro sapienza compatiscano, ed illuminino i deboli; che i deboli corrispondano con la dovuta deferenza ai forti.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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