Noi non dobbiamo conoscere che Cristo, e Cristo crocifisso. Tutte le nostre premure debbono essere dirette a questo scopo, affinchè Iddio possa formarsi interamente in noi, e noi possiamo regolare la nostra condotta, col maggior fervore, ad immagine e similitudine sua. Voi mi attribuite troppo merito; io conosco la mia debolezza. Mostratemi il vostro amore non col lodarmi, ma col pregare Dio per me" (246). In una lettera ai protestanti di Modena e di Bologna dice: "La troppo ardente contesa, che ha avuto luogo in Germania fra noi, riguardo a questo sacramento, è stata un'opera della carne. Noi credevamo che Lutero, con la forza del suo stile, legasse Cristo glorificato a simboli terreni; egli, al contrario, e i [164] suoi amici, credevano, che noi nella cena non riconoscessimo altro che pane e vino. Finalmente Iddio ci ha felicemente accordato una riconciliazione tanto nelle parole, che nella materia, di modo che ambe le parti debbono onorevolmente parlare
su tali misteri; e come l'una non deve attribuire a Cristo quello ch'è indegno di lui, così l'altra non deve celebrare la cena del Signore senza il Signore. Vi supplico di conservar sempre con noi questa concordia; e se in qualche occasione venisse alterata, ristabilitela, imitando la nostra condotta in quello ch'è di Cristo, e non in quello ch'è della carne; questa dovrebbe essere la sola disputa de' santi" (247).
Ma la controversia fu agitata con gran calore nel territorio veneziano, dove tutti i protestanti avevano sempre mantenuto una stretta corrispondenza coi teologi di Wittemberg, e dove pure erano delle persone non disposte a prestare implicita sommissione all'autorità di qualunque nome, fosse pure alto e venerato.
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