Ciò si rileva dalla lettera, che scrisse a Lutero l'esimio Baldassarre Altieri, a nome de' suoi fratelli, già da me citata (248). L'estratto seguente contiene ancora qualche altro particolare sullo stato della Riforma in quella parte d'Italia al tempo in cui fu scritto (249). "Vi è un'altro affare che ogni giorno minaccia le [165] nostre chiese d'imminente ruina. La questione relativa alla cena del Signore, insorta primieramente in Germania, e poi portata fra noi, oh! quanti disturbi ha eccitati! quante dissenzioni ha prodotte! quali offese ai deboli, quali perdite alla chiesa di Dio ha cagionate! Quali ostacoli non ha frapposti alla propagazione della gloria di Cristo? Imperocchè, se in Germania, dove son tante chiese veramente ben'organizzate, e tanti santi uomini pieni di fervido zelo rinomati per ogni sorta di scienza, il veleno che ne è uscito, ha avuta tanta forza da formar due partiti per effetto di mutua altercazione (perchè sebbene tali cose dovessero necessariamente accadere, pure gli autori avrebbero dovuto evitarle come crudeli, orribili, abbominevoli innanzi a Dio), quanto più non dobbiamo essere spaventati noi da questa stessa forza e dall'ingrandimento giornaliero di questa piaga? Noi che non abbiamo pubbliche assemblee, ma ognuno è chiesa a se stesso, conducendosi a proprio arbitrio, i deboli esaltandosi sopra i forti oltre la misura della loro fede; e i forti rigettando i deboli, trascurandoli, e vergognosamente disprezzandoli; non usando verso di quelli alcuna indulgenza, non ricordandosi, che sono stati eglino stessi attaccati dalla stessa infermità, e dallo stesso peccato!
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