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      La lettera [167] contiene le più calde proteste di stima pel riformatore, e di desiderio pel successo della Riforma in Germania; "poichè, dice lo scrittore, qualunque cosa vi accada, sia bene, sia male, noi la consideriamo accaduta a noi stessi; sì perchè professiamo lo stesso spirito di fede, sì perchè dall'esito de' vostri affari dipende il nostro stabilimento o la nostra ruina. Ritenete memoria di noi, indulgentissimo Lutero, non solamente presso Dio nelle vostre orazioni, acciò possiamo essere riempiti della cognizione di lui, mercè lo spirito di Cristo; ma ancora colla frequenza delle vostre lettere e de' vostri dotti, utili e piacevoli scritti; affinchè coloro che voi avete rigenerati colla parola della verità, possano così giungere più presto alla misura dell'uomo perfetto in Cristo. Noi in questo luogo soffriamo una grande penuria della parola di Dio, meno cagionata dalla crudeltà e vessazione dei seguaci dell'Anticristo, che dalla malvagità e avarizia dei librai, che qui fan giungere le vostre opere, e quindi le nascondano con la mira di alzarne eccessivamente il prezzo a discapito immenso della Chiesa. I fratelli, che qui sono in gran numero, vi salutano col bacio di pace" (250).
      Lutero poteva in quel tempo molto giovare all'avanzamento della causa evangelica in Italia. Gli amici di questa causa erano appunto per essere esposti alla [168] fiamma della persecuzione, quando divennero preda delle dissenzioni intestine. Pare che la maggior parte dei protestanti, negli stati veneti, fossero favorevoli all'opinione del riformatore tedesco; ma è altresì manifesto, che quegli stessi, o i capi fra loro, erano inclinati alla moderazione per vivere in armonia coi loro fratelli che pensavano diversamente sull'articolo controverso, ed aspettare che Iddio, il quale li aveva in modo maraviglioso condotti alla conoscenza di molte grandi verità, delle quali erano stati in profonda ignoranza, rivelasse loro anche questa.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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