In Mantova, mia patria, ho trovato ancora la stessa cosa; e se non temessi di fare una lunga disgressione, mi diffonderei con piacere sulle molte prove, che a mia non piccola edificazione, ho ricevute di una tale unzione di spirito, di un tal fervore di devozione nelle suore, che ho potuto raramente scorgere nei più sapienti della mia professione" (276). Le donne Italiane, amiche della verità, i cui nomi sono giunti fino a noi, furono quasi tutte del più alto ordine sociale e non avevano preso il velo.
[183] Il primo posto fra queste eroine è dovuto ad Isabella Manrica di Bresegna, che abbracciò a Napoli la dottrina riformata sotto Valdes, e si affaticò di promoverla con il più gran zelo, e con tutte le sue forze. Dopo aver dato prove d'invincibile fortezza d'animo, resistendo alle sollecitazioni, e alle minacce de' suoi amici, questa dama, prevedendo, che avrebbe dovuto, o sacrificar la sua religione, o abbandonar la patria, si ritirò in Germania, da dove passò a Zurigo, e finalmente fissò il suo domicilio a Chiavenna nei Grigioni, dove menò una vita povera, e ritirata, con tanta ilarità di cuore, come se non avesse mai saputo cosa fossero le ricchezze, e gli onori. (277)
Una delle più grandi donne della chiesa riformata d'Italia, fu Lavinia della Rovere, nuora del celebre Camillo Orsino; "di cui non conosco (dice Olimpia Morata) una più dotta, o, ciò che è lode anche maggiore, una più pietosa donna in Italia." La corrispondenza epistolare mantenuta fra queste due amiche fa grand'onore ad ambedue.
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