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L'ultima classe dei fatti miscellanei, che debbo esporre come rischiaranti il progresso della Riforma in Italia, riferisce a quei sapienti uomini, che non abbandonarono mai la Chiesa di Roma; ma furono favorevoli pił, o meno alle mire, ed ai sentimenti dei riformatori. Questi possono dividersi in tre classi. La prima abbraccia quei, ch'erano convinti della gran corruzione che dominava non solo nella corte di Roma, [189] ma generalmente in tutti gli ordini della Chiesa cattolica; e che, sebbene non convenissero coi riformatori ne' loro articoli dottrinali, pure alimentavano la speranza, che l'opposizione, e lo scisma da questa minacciato forzassero il clero a correggere gli abusi, che non potevano pił a lungo essere nč nascosti, nč difesi. La seconda classe comprende coloro, che erano dello stesso sentimento dei riformatori, quanto alle principali dottrine del Vangelo ma che desideravano di ritenere le forme principali del culto stabilito, purificate dalle grossolane superstizioni, come pure la gerarchia, ed anche la dignitą del pontefice, dopo che fosse stato messo un freno alla sua tirannia, come misura necessaria o almeno utile a preservare l'unitą della Chiesa cattolica. La terza classe racchiude quei, ch'erano interamente del parere dei riformatori, ma erano trattenuti dal dichiararsi, e dal prendere quel partito, che le loro coscienze approvavano, per freddezza, o per diffidenza di successo in un paese, dove i motivi, e i mezzi di sostenere la religione gią stabilita, erano molti e validissimi.
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