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      (295) Le pretensioni dei protestanti per annoverare fra i [192] loro convertiti Marco Antonio Flaminio, sono state fortemente dibattute. È innegabile, che in un periodo almeno della sua vita, coltivasse l'amicizia delle prime persone del suo paese favorevoli alle nuove opinioni; che fosse ammiratore di Valdes; che incoraggiasse Martire, ed Ochino, e inducesse molti alti personaggi a sentire le loro prediche, e ad abbracciare la loro dottrina. Fin dall'anno 1536, aveva con la sua solita sincerità professato i suoi dubbj relativi alla fede ricevuta, ed era stato chiamato a renderne conto, come apertamente si rileva dalla confessione di Tiraboschi, che cita un passo di una lettera scritta da Cortese a Contarini, in giugno 1538, in cui lo prega di ottenergli dal papa la licenza di leggere alcuni libri de' riformatori, "perchè, dice egli, non vorrei che mi accadesse ciò che accadde nella settimana santa; specialmente se il sig. di Chieti (il cardinal Caraffa) lo sapesse" (296). Ne questo è tutto. I suoi scritti provano fuori di ogni possibile dubbio, che su i punti principali della controversia nutriva opinioni concordi alla fede protestante, e diverse assai dalle decisioni del concilio di Trento. Sarebbe facile di stabilire questo giudizio con una moltiplicità di estratti; ma può bastare quello che segue: "La natura umana (dice egli) [193] fu tanto depravata dalla caduta di Adamo, che la sua colpa si è trasfusa sopra tutta la sua posterità, in conseguenza di che noi portiamo una macchia fin dalla nostra prima concezione, ed una incredibile inclinazione al peccato che ci spinge a tutta sorte di malvagità, e di vizj, a meno che le nostre menti non sieno purificate, e confortate dallo Spirito Santo: senza questa nuova vita, noi rimaniamo sempre impuri, e corrotti, benchè agli uomini, cui non è dato penetrare nelle interne disposizioni degli altri, noi sembriamo puri, e giusti (297)". "In queste parole (salmo 32, 1), il salmista dichiara benedetti non quelli, che sono perfetti, e liberi dalla macchia del peccato (poichè nessuno in questa vita è tale), ma quelli, cui Iddio, per Sua misericordia, ha perdonato i peccati; ed egli perdona quei che confessano i loro peccati, e sinceramente credono, che il sangue di nostro Signor Gesù Cristo sia un'espiazione per tutte le trasgressioni, e le colpe (298) e Iddio, per l'amor di Cristo suo figliuolo, li adottò suoi figli fin da tutta l'eternità: coloro che adottò prima che fossero nati, sono da lui chiamati a giustizia, e dopo averli chiamati, conferisce loro prima la giustizia, e poi la vita eterna (299). La creatura, considerata in se stessa, e nella sua corrotta natura, è una [194] massa impura; e tutto ciò che in essa è degno di lode e opera dello spirito di Cristo, che purifica e rigenera i suoi eletti con una viva fede, e li fa tanto più nobili, e più perfetti, quanto più si reputano nulla in se stessi, e nulla avere in sè, ma tutto in Cristo" (300) "La fede cristiana consiste nel nostro credere tutta la parola di Dio, e particolarmente il Vangelo.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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