Il Vangelo non è altro, che il messaggio del celeste annunzio fatto a tutto il mondo dagli apostoli, che ci hanno detto, che l'unico figlio di Dio, avendo presa carne umana, aveva soddisfatto alla giustizia del suo eterno Padre, per tutti i nostri peccati. Chiunque confida in questi buoni annunzi di bene, egli crede nel Vangelo, e credendo nel Vangelo, che è dono di Dio, passa dal regno di questo mondo a quello di Dio, a godere del frutto del perdono generale; da creatura carnale diviene creatura spirituale, da figlio di sdegno, figlio di grazia, da figlio di Adamo, figlio di Dio; egli è governato dallo Spirito Santo, sente la dolce pace della coscienza, si sforza di mortificare gli affetti e la concupiscenza della carne, confessando di esser morto col suo capo Gesù Cristo; e si affatica di vivificare lo spirito e menare una vita celeste, confessando di esser risorto coll'istesso Gesù Cristo. Una viva fede nell'anima di un cristiano, produce [195] tutti questi ed altri mirabili effetti" (301). Tali erano i sentimenti di uno, che visse nel cuore dell'Italia, e durante l'ardore della controversia, fra i papisti e i protestanti; sentimenti di un poeta; i cui scritti dimostrano "la semplicità e i teneri affetti di Catullo senza la sua licenza, e riempiono di dolcezza il cuore del lettore". Se v'è qualche verità nella massima ammessa dallo storico più cattolico del concilio di Trento (302), che "la dottrina della giustificazione è quella per cui i cattolici possono distinguersi dai protestanti, e la radice da cui tutte le altre dottrine, o vere, o false si producono"; allora Flaminio fu indubitatamente protestante.
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