Niuna meraviglia in queste circostanze, che gli amici appassionati della Riforma avessero allora nudrito la viva speranza di vedere alfine l'Italia liberata dal giogo papale. "Vedete (dice uno) come il Vangelo, anche in Italia, dov'è tanto avvilito, esulta, scorgendosi vicino a ricomparir luminoso, come dalle nubi il sole, malgrado tutti gli ostacoli"(325). "Intere librerie (scrive Melantone a Giorgio principe di Anhall) dall'ultima fiera sono state portate in Italia, nonostante i recenti editti pubblicati contro di noi dal papa. Ma la verità non può essere oppressa del tutto. Il nostro comandante. Nostro Signore Gesù Cristo, il figlio di Dio, abbatterà, e schiaccierà il dragone, nemico di Dio; ci libererà, e ci governerà"(326). Questa manifestazione dello spirito religioso nella sua patria, con sensi anche più entusiastici fu applaudita anche da Celio Secondo Curio in un dialogo allora da lui composto, inteso a provare, che il regno di Dio, e degli eletti, è molto più esteso di quello del diavolo, e de' reprobi. Introduce in quello il suo interlocutore Mainardi, che dice: "Se il Signore continuerà, come ha principiato, per concedere prosperi successi al Vangelo, il dilettevole annunzio della reconciliazione e della grazia, [213] noi vedremo tutto il mondo, più che non sia mai stato fin dalla più remota antichità, correre in folla a questo asilo, e città fortificata, a Gesù Cristo di essa principe, e alle sue tre torri, fede, speranza, e carità; cosicchè coi nostri proprj occhi possiamo anche vedere il regno di Dio assai più largamente esteso di quello acquistato dal nemico del genere umano, non colla sua propria potenza, ma per permissione di Dio. o giorno beato!
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