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      Anche il senato di Venezia, geloso, com'era, di qualche opposizione alla sua autorità, cedè in qualche caso a simili richieste. (347)
      Nessuna corte conobbe meglio di quella di Roma, come combinare l'artifizio colla violenza per desistere alquanto dal sollecitare caldamente le sue pretensioni senza abbandonarle, e destramente profittare degli eventi, che contrariavano i suoi desiderj in qualunque occasione, colla mira di avanzare ne' suoi generali disegni. I Napoletani avevano due volte resistito vittoriosamente allo stabilimento dell'inquisizione nel loro [230] paese, sul principio del secolo XVI. Nel 1546, l'imperatore Cario V, col progetto di estirpare l'eresia luterana rinnuovò il tentativo, e diede ordine, che si erigesse in Napoli quel tribunale nella stessa forma, e guisa, con cui era stato da lungo tempo stabilito nelle Spagne. Questa misura eccitò il più gran malcontento, e un giorno, mentre gli offiziali dell'inquisizione conducevano in prigione alcuni individui, il popolo, messi in libertà i prigionieri, corse all'armi in piena rivolta. Questa fu soppressa dalla forza militare; ma fu stimato prudenza l'abbandonare il pensiero di stabilir quella corte. Nulla poteva immaginarsi di più aggradevole per la corte di Roma, che quel tremendo tribunale; nulladimeno Roma diede ragione al popolo contro il governo di Napoli, lo incoraggiò nell'opposizione, facendogli osservare, che i suoi timori erano giusti perchè l'Inquisizione di Spagna era troppo severa e non aveva voluto seguire l'esempio di quella di Roma, della quale niuno mai in tre anni, da che esisteva, s'era potuto dolere (348). La corte romana si servì della stessa politica, quando Filippo II, in un'epoca posteriore, procurò di stabilire il suo favorito tribunale nel ducato di Milano.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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