Ad eccezione di pochi luoghi, la pubblica professione, ch'era stata fatta della religione protestante, venne soppressa. I suoi seguaci, i suoi amici però erano nonostante ancor numerosi; molti vennero animati da un più fervido amore alla causa, e continuarono a farsi coraggio, e ad istruirsi a vicenda nelle loro segrete riunioni; e bastarono appena venti anni di accanita persecuzione, e di crudeltà, per iscoprirli, ed esterminarli.
Era cosa naturale per i protestanti, quando erano colti dalla tempesta, di rifugiarsi alla corte di Ferrara, dove fin dai primi momenti, avevano sempre trovato un'asilo. Ma la corte di Roma aveva saputo guadagnarsi il duca, e si era assicurata della cooperazione di lui alle sue misure contro i riformatori. Modena senti i primi effetti di questo cambiamento. Abbiamo già fatto osservare il favore, con cui furono ricevuta le opinioni, riformate dai membri dell'accademia [234] quella città. A distaccare uomini tanto celebri dal partito protestante furono impiegati quattro de' più rispettabili membri del sacro collegio. Sadoleti aprì corrispondenza con Lodovico Castelvetro, tenuto ch'era avere maggior influenza nell'accademia, e mise in opera tutta la forza della sua eloquenza per persuader lui, e i suoi colleghi a perseverare nella loro obbedienza alla sede di Roma (351). Peraltro l'affare, per sè stesso assai delicato, fu maneggiato principalmente dal cardinal Morone, di cui si conosceva la moderazione, e l'accortezza, il quale allora era vescovo di Modena, ed era generalmente credulo non contrario alla riforma ecclesiastica.
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