Molti si rifuggiarono nella provincia d'Istria, e dopo esservi stati per qualche tempo nascosti, ventitre di essi comprarono una nave onde poter essere trasportati in paesi stranieri. Quando erano sul punto di mettere alla vela, un avido forestiero che avea penetrato il loro disegno, portò accusa avanti ai magistrati del luogo contro tre di quelli che s'imbarcavano, per un debito, che diceva da essi contratto con lui; deluso nel suo progetto di estorcere del danaro, li accusò come eretici, che si sottraevano alla giustizia. I meschini in conseguenza di ciò furono arrestati, condotti a Venezia, e posti nelle stesse prigioni, ov'erano rinchiusi i loro fratelli(402). Fino a quel tempo il senato non aveva punito i protestanti con la pena capitale; quantunque vi sia luogo a pensare, che prima di quell'epoca, [262] gl'inquisitori avessero, in qualche circostanza, ottenuto dai magistrati locali di più remote province, di essere soddisfatti fino a quel punto(403). Ma allora il senato cedeva a quelle istanze, che per tanto tempo aveva rigettate, e cominciarono atti di crudeltà, che per parecchi anni continuarono a diffamare la giurisdizione criminale della repubblica. I protestanti, condannati a morte, venivano gettati in mare, ed affogati. Questo era il genere dell'ultimo supplizio, sia perchè era meno barbaro, e meno odioso di quella delle fiamme, o perchè si accordava meglio coi costumi di Venezia. Ma se gli auto da fè della regina dell'Adriatico erano barbari meno di quelli di Spagna, l'ora, le tenebre, il silenzio, da cui venivano accompagnati erano tali da destare orrore più profondo.
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