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      L'esecuzione fatta dall'inquisizione a Cremona si può congetturare dalla notizia degli storici papisti, i quali spesso si rapportano con soddisfazione particolare agli eccessivi rigori dei regolamenti, e alla celerità dei movimenti di quel tribunale (415). Un fatto solo basta, in mancanza di altre prove a dimostrare la non mai cessante severità praticata nel ducato di Mantova. Una persona, parente del duca, fu arrestata dall'inquisizione per sospetto d'eresia. Sua Altezza pregò il capo inquisitore di metterla in libertà. Il frate altiero si ricusò all'istanza, e rispose che rispettava il duca come suo signore, ma che il papa, per cui agiva, aveva un potere sovrano più di qualunque principe temporale. Passati alcuni giorni il duca mandò un secondo messaggio, sollecitando la sua prima richiesta. Il frate confermò il rifiuto, e mostrando al messo le chiavi della prigione gli disse, che se egli voleva per forza metterlo in libertà, [269] non lo farebbe senza suo gran pericolo (416). Prova egualmente convincente, ma più orribile della violenza con cui infuriava la persecuzione, si ha a Faenza. Un signore rispettabile per la sua nascita, e per le sue virtù cadde in sospetto di luteranismo agli inquisitori di quella città. Dopo essere stato arrestato e rilegato lungo tempo in un sozzo carcere, fu posto alla tortura. Gl'inquisitori, non potendo da lui carpire ciò che volevano, ordinarono che quella operazione infernale si ripetesse, e la vittima spirò ai loro piedi. Divulgatosi per la città quel fatto atroce, eccitò una sedizione in cui fu invaso il palazzo dell'Inquisizione; furono atterrate delle immagini, e degli altari; e vari preti furono calpestati a morte dalla popolazione irritata (417). Anche nel ducato di Parma la persecuzione era giunta al sommo; basti dire, che il duca aveva concluso un trattato con quel pontefice crudele Paolo IV, mercè cui era obbligato di consegnare all'inquisizione e beni e vita de' suoi sudditi innocenti (418). La prosperosa chiesa di Locarno era per i papi una grande spina, non essendo facile a cavarla, distante com'essa era da Roma.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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