Con cuori rigidi, e superbi, come le Alpi, che avevano poco prima varcate, [278] i deputati risposero a quella commovente, e magnanima supplica: "Noi non siamo qui venuti per udire la vostra fede; i signori dei sette cantoni, con l'atto ora da voi conosciuto, hanno dichiarato qual'è la loro religione, e non soffriranno mai, che sia revocata in dubbio, o disputata (424). Diteci pertanto in una parola: "Siete voi pronti ad abbandonare la vostra credenza, o no?" A questo i protestanti risposero ad una voce: "Vivremo in essa, morremo in essa." In mezzo alle esclamazioni: "Non la lasceremo mai; - questa sola è la vera fede; - questa sola è la santa fede; - questa è la sola fede che ci salva." E queste esclamazioni continuarono a eccheggiare da tutti i lati della sala, come il mormorio che succede al primo colpo del fulmine in una burrasca. Prima di lasciare la sala, fu loro individualmente richiesto di dare il nome allo scrivano. Allora ducento persone si avanzarono immediatamente con la più grande allegria e prontezza, facendosi mutue congratulazioni. (425)
I protestanti, che ben s'avvedevano di non potersi aspettare alcun favore dai deputati, che, con aria austera, avevano ricusato loro il permesso di restare finchè fosse passato il gran rigor dell'inverno, fecero i necessari preparativi per la partenza, e mandarono Taddeo a Dunis innanzi a loro per domandare un asilo a Zurigo, [279] ai magistrati di quella città. Ma gl'infelici avevano ancora a soffrire maggiori disastri. Riverda, nunzio papale, proseguendo ne' suoi successi nella Svizzera, comparve a Locarno.
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