Il nunzio, e i deputati, vedendosi in siffatta guisa delusi, rivolsero la loro vendetta contro il marito della fuggitiva, e lo spogliarono di tutti i suoi beni. Non contenti di ciò, condannarono ad una forte multa pecuniaria due protestanti, che si erano rifiutati di far battezzare i loro figli, secondo le cerimonie papali. Ma il più severo castigo cadde sulla persona di un povero negoziante, chiamato Nicola, che apparteneva alla Chiesa riformata. Da qualche tempo erano già state contro di lui avanzate delle informazioni per aver usato, in una conversazione de' suoi vicini, delle espressioni poco rispettose verso Maria Vergine, che aveva in quei contorni una celebre cappella, ed era chiamata la Madonna del Sasso. Il prefetto Reuchlin, nell'intenzione di far tacere le rimostranze dei preti, aveva punita la sua imprudenza, condannandolo per sedici settimane alla prigione. Questo pover'uomo fu recidivo; subì il carcere, la tortura, e fu condannato a morte, la quale venne senza misericordia eseguita per ordine dei deputati, ad onta dell'intercessione [282] a suo favore degli stessi cittadini cattolici romani (426). I protestanti avevano fissato il 3 marzo, 1555 pel giorno della loro partenza; e così dura vita avevano per qualche tempo menata, che sebbene attaccati alla loro patria, aspettavano giubilando il momento di mettersi in viaggio. Ma prima che quel momento giungesse, ebbero una notizia, che li mise nella pia grande costernazione. Il governo di Milano cedendo alle istigazioni de' preti, pubblicò un editto, in cui ordinava che tutti i suoi sudditi si guardassero bene dal ricoverare gli esuli di Locarno, i quali fossero di passaggio, o di accordar loro di restare nel territorio Milanese più di tre giorni, sotto pena di morte; e condannava ad un'ammenda tutti coloro, che avessero a quelli prestato la minima assistenza, o fossero con essi entrati in discorsi specialmente di religione.
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