Gli esuli disgraziati, vedendosi con quella misura preclusa la via, che più facilmente li conduceva a traversar le Alpi, partirono di buon mattino il giorno stabilito, e dopo aver navigato fino alla punta settentrionale del Lago Maggiore, passarono i distretti dell'Elvezia per Bellinzona, e prima che cadesse la notte, giunsero a Rovereto, città soggetta alla confederazione dei Grigioni: Le Alpi ricoperte di neve, e di ghiaccio presentavano colà una barriera insormontabile; e i poveri emigrati, conoscendo ch'era inutile tentarne il [283] passo, furono costretti a passarvi l'inverno fra i disagi, che doveva necessariamente produrre la dimora di tanta gente in mezzo a stranieri. Dopo due mesi, avendo la liquefazione dei ghiacci aperto una via, ripresero il loro pellegrinaggio; si avanzarono verso i Grigioni, dove furono ben accolti dai fratelli della stessa religione, i quali offrirono loro, domicilio con tutti i privilegi di cittadinanza. Quasi la metà dei pellegrini profittò dell'offerta, e si stabilì in quel luogo; gli altri in numero di cento quattordici, proseguirono a Zurigo, i cui abitanti andarono ad incontrarli, quando seppero che si avvicinavano, e fu tale la fraterna accoglienza, che i nuovi ospiti consolarono i loro cuori stanchi, e abbattuti (427).
Intanto la città di Locarno tripudiava all'espulsione de' riformati, come se avesse cacciato la peste; ma quell'esultanza fu di breve durata. Siccome gli uomini più industriosi, e attivi erano quelli, ch'erano stati espulsi, il commercio del paese cominciò a languire.
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