Quando che la professione [285] di fede esponeva a tante prove, e pericoli, non dobbiamo maravigliarci se molti s'inducevano a fare la ritrattazione, mentre altri, in maggior numero, per evitare o diminuire il sospetto, si mostravano apparentemente disposti ad un culto, che nel loro interno detestavano come superstizioso, e idolatra. Lucca presenta un tal caso. I protestanti ripugnanti ad abbandonare le loro native contrade, i loro onori, le loro possessioni, confidando nel numero, nell'influenza, e ingannati dalla tolleranza della corte di Roma, usata, per parecchi anni, verso le loro private riunioni, si tennero in quella repubblica sicuri, e cominciarono a vantarsi della loro risoluzione d'aver sostenute le loro massime, mentre molti de' loro fratelli le avevano per timore abbandonate, e avevano permesso, che fosse messo a terra lo stendardo della verità, spiegato in tante province italiane. Ma questo sogno lusinghiero presto disparve. Appena Paolo IV fu salito al trono, che furono pubblicati degli ordini diretti a sopprimere le riunioni private de' Lucchesi. In conformità di un piano stabilito, i membri principali di quelle furono gettati nelle segrete dell'Inquisizione, e alla vista degli strumenti di tortura, i più intrepidi divennero deboli, e furono costretti di mettersi d'accordo con Roma, comprando la pace come meglio poterono. Pietro Martire, di cui, non senza disapprovazione avevano udito l'apologia per la sua fuga, e il cui esempio avevano ricusato di seguire, quando era in loro potere, cadde [286] in profonda afflizione, quando seppe dissipata una chiesa, che aveva formato l'oggetto della sua tenerezza, e la deserzione subitanea di tanti che aveva sì spesso lodati.
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