A Napoli i protestanti godevano di una certa tregua dalla persecuzione, per le discordie eccitate dai nuovi tentativi per introdurvi l'inquisizione di Spagna. Il popolo era lieto di vedere che il suo governo abbandonava quel pensiero; ma questo non solo perdonava il papa di aver fomentata l'opposizione alle sue misure, ma strinse con esso un trattato, in cui si convenne di prendere in comune degli espedienti per sradicare le nuove opinioni. Pertanto cominciarono nella capitale rigorose investigazioni sugli eretici; quindi si estesero su tutte le altre parti del Regno. Molti furono messi nelle prigioni, e non pochi mandati a Roma per essere sottoposti alla prova del fuoco. Due cose cospirarono con questa violenza alla ruina della Riforma in Napoli. La prima fu la venuta di alcuni anabattisti, e ariani, che poterono introdursi nelle segrete riunioni dei protestanti, e fecero dei discepoli alle loro massime particolari (431). L'altra fu la pratica di alcuni, che attendevano al culto papista, [288] partecipando della messa, e conducendosi in ogni cosa come se fossero stati papisti. Questi sono stati chiamati Valdesiani da alcuni scrittori, perchč si giustificavano coll'appellarsi all'esempio di Valdes, e al consiglio che esso dava a coloro da lui istruiti nella dottrina della giustificazione, ma dei quali lo spirito era ancora dominato da pregiudizi in favore della Chiesa di Roma e degli antichi riti. Questa pratica che diveniva ogni giorno pił generale, a misura che cresceva la persecuzione, non solo scandalizzava quelle persone che si erano allontanate dal culto papista come idolatra, ma gradatamente toglieva dallo spirito dei conformisti le impressioni di quella fede, che avevano abbracciata e li disponeva a sacrificarla alla minima tentazione.
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