Con un'altro proclama offrì il perdono ai banditi, o proscritti, per delitti (che in Napoli erano in gran quantità), a condizione di servire nella guerra contro gli eretici. Questa misura condusse sotto le sue bandiere una quantità prodigiosa di scellerati, che, conoscendo bene l'interno dei boschi, poterono rintracciare quei miseri fuggitivi, de' quali [294] ne fu fatta dai soldati ampia strage; rifugiandosi i pochi superstiti nelle caverne delle alte rupi, dove molti morirono di fame. Gl'inquisitori, persuasi di essere odiati per la severità dell'esecuzione militare, si ritirarono a qualche distanza dal luogo, e citarono gli abitanti di La Guardia a comparire innanzi a loro. Quella popolazione, lusingata da quanto aveva inteso dire, vi andò; ma comparsi appena, ne furono arrestati settanta, e condotti carichi di catene a Montalto. Per ordine dell'inquisitor Panza furono messi subito alla tortura per indurli, non solamente a rinunziare alla loro fede, ma ancora ad accusar se stessi, e i fratelli di aver commessi odiosi delitti nelle loro riunioni religiose. Stefano Carlino, siccome si voleva assolutamente estorcergli una simile confessione, subì la tortura finchè uscirono fuori gl'intestini. Un'altro detenuto chiamato Verminee, giunto all'estremo grado del tormento, promise di andare a messa; ma l'inquisitore, che si lusingava di potergli estorcere una confessione di accusa sopra gli altri protestanti, ordinò che si accrescessero i gradi della tortura e con maggior violenza.
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