Quando nel suo processo fu interrogato sopra i suoi compagni, disse ai suoi giudici ch'era stato poco prima in compagnia di ventiquattro predicatori, che quasi tutti erano venuti da Ginevra, e che il numero di quelli ch'erano pronti a seguirli, era così grande, che gl'inquisitori non avrebbero trovato tanta legna onde bruciarli(464).
Lodovico Pasquali di Cuneo, nel Piemonte, prese un [318] tal gusto a Nizza, ove dimorava, per la dottrina evangelica, che lasciò l'esercito, per cui era stato educato, e andò a studiare a Losanna. Quando i Valdesi della Calabria ricorsero per i predicatori alla Chiesa italiana di Ginevra, Pasquali fu scelto all'uopo come eminentemente adatto all'officio. Pertanto, ottenuto il consenso di Camilla Guarini, giovane a coi avea data parola di matrimonio, partì in compagnia di Stefano Negrino. Al loro arrivo in Calabria, trovarono il paese in quello stato di agitazione, che abbiamo già descritto; e dopo aver travagliato per qualche tempo a tranquillare gli animi di quelle popolazioni, e confortargli nella persecuzione, furono entrambi arrestati ad istanza dell'inquisitore. A Negrino fu concesso di morir di fame nella prigione. Pasquali, dopo essere stato per otto mesi confinato a Cosenza, fu condotto a Napoli, e di là a Roma. I suoi patimenti furono terribili, e li sostenne tutti con la più straordinaria fortezza, e pazienza, come si rileva dalle sue lettere egualmente interessanti per i loro sentimenti, e pia unzione, le quali scrisse dalle sue prigioni al perseguitato gregge di Calabria, alla sua afflitta sposa, e alla Chiesa di Ginevra.
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