Si, è tanto grande la mia gioja, che già mi sembra di esser libero dalla schiavitù, e sono preparato a morire non solo una, ma mille volte, se fosse possibile, per [321] Gesù Cristo; nulla di meno persevero in implorare con le orazioni la divina assistenza; poichè sono convinto, che l'uomo non è che una miserabile creatura, se viene abbandonato a se stesso, e non è sostenuto, e diretto da Dio." Poco tempo prima della sua morte, disse a suo fratello: "Rendo grazie a Dio, che in mezzo alle lunghe, non interrotte, e severe afflizioni; vi sono alcuni, che mi desiderano bene, e ringrazio voi, mio carissimo fratello, del cordiale interesse, che avete preso per la mia salvezza. Ma quanto a me, Iddio m'ha dato quella cognizione di Nostro Signor Gesù Cristo, che mi assicura, che non sono in errore; e so che debbo andare per l'angusta via della croce a sigillare col sangue la mia fede. Io non temo la morte, ed anche meno la perdita de' miei beni terreni; perchè sono certo dell'eterna vita, e del celeste retaggio; il mio cuore è unito al mio Signore, e Salvatore." Quando suo fratello nell'intenzione di salvargli la vita, e le proprietà, l'andava stimolando a cedere in qualche cosa, egli replicò: "Ah! fratello mio, il pericolo, che vi sovrasta, m'addolora più, che tutto quello ch'io soffro, e vedo, che dovrò soffrire; perchè comprendo, che la vostra mente è tanto attaccata alle cose terrene, quanto indifferente alle celesti." Infine, il dì 8 Settembre 1560, fu portato fuori della chiesa conventuale della Minerva per sentirsi leggere pubblicamente il suo processo, e il giorno seguente comparve collo stesso coraggio nella corte contigua a [322] Castel Sant'Angelo, ove fu strozzato, e bruciato alla vista del papa, e di parecchi cardinali ivi riuniti per essere testimonj oculari dello spettacolo (465).
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