Quaranta mila copie ne furono vendute nello spazio di sei anni (500). Si dice che il cardinal Pole [340] avesse parte nel comporlo e Flaminio ne abbia scritto una difesa(501). L'attività impiegata nel far circolare quel trattato formò una delle accuse per cui fu messo in prigione il cardinal Moroni, e bruciato Carnesecchi (502). Quando si considerano il suo ingegno, il suo zelo, la utilità de' suoi scritti e le pene che soffrì, Paleario deve esser riguardato come uno de' più grandi ornamenti della Chiesa riformata in Italia (503). Molti altri egregi uomini furono martirizzati circa [341] lo stesso tempo di Carnesecchi, e di Paleario: i più noti furono Giulio Zannetti e Bartolomeo Bartoccio (504). Questi era figlio di un ricco possidente di Città di Castello nel ducato di Spoleto, ed era stato iniziato nella dottrina riformata da Fabbrizio Tommasi da Gubbio, giovane signore molto istruito, che fu suo compagno d'armi nell'assedio di Siena (505). Reso alla patria propagò con molto zelo la verità, e converti molti dei suoi parenti. In tempo di una sua pericolosa malattia si ricusò, di giovarsi dell'assistenza del confessore della famiglia, e resistè a tutti gli argomenti per mezzo di cui il vescovo della diocesi tentava di ricondurlo alla fede cattolica; per il che fu citato con tutti i suoi compagni a comparire avanti il governatore Paolo Vitelli. Quantunque ancor debole per effetto della sua malattia, scalò le mura della città coll'aiuto di una picca e fuggì dritto a Siena, e di là a Venezia.
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