Egli è sempre una cosa di somma importanza, sia che prendiamo a considerare l'argomento di verità, che presenta il principio religioso della fede riformata colla emigrazione di tanti, che lasciarono la patria, e tutto ciò che avevano di più caro al mondo per seguire i precetti di essa; o la perdita, che la loro delusa ingrata patria soffrì per la loro emigrazione; o i beneficj finalmente che ridondarono a que' luoghi, che aprirono un asilo agli infelici esuli stranieri, e li trattavano con tutta ospitalità e fraterna affezione.
È stato calcolato, che nel 1550 gli emigrati ascendevano a duecento, dei quali la quarta o quinta parte almeno era di letterati e questi non di piccola fama (511). Prima del 1559 si accrebbero fino al numero di ottocento (512). Da quel tempo al 1568 si ha fondamento [346] di credere che crescessero in proporzione eguale e sino alla fine di quel secolo molti furono visti fuggire al Nord, a brevi intervalli, e rifuggiarsi fra i ghiacci delle Alpi, per iscampare dal fuoco dell'Inquisizione.
Gli stabilimenti, che i rifugiati italiani fecero nei Grigioni, meritano particolare menzione. Pochi eccettuati, tutti si diressero per prima prova a que' paesi, e la maggior parte li scelse per dimora permanente. Questa risoluzione dei più si spiega facilmente per la prossimità di que' luoghi all'Italia, e la facilità delle occasioni, che da quella risultava per corrispondere agli amici restati indietro, e pascere le speranze cui sono gli esuli appassionatamente attaccati, di rivedere il loro suolo nativo appena avesse luogo un qualche cambiamento, che rendesse quel passo praticabile, e sicuro.
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