L'imperatore e duca di Milano, irritato contro i Grigioni perchè avevano prestato aiuto a Francesco I, stimolò il turbolento Giovanni de' Medici, marchese di Muss, ad attaccare le loro Provincie meridionali. Questi essendosi impadronito del castello, e della città di Chiavenna, minacciò di attaccare la Valtellina. Questa minaccia obbligò la repubblica a richiamare le truppe dall'Italia prima della famosa battaglia di Pavia; per altro non avendo potuto ricuperare il castello, i Grigioni ricorsero alla mediazione dei cantoni svizzeri. I deputati di questi mandati all'uopo erano tutti zelanti papisti; e dichiararono, che le loro istruzioni erano di ottenere un pegno perchè non fosse più permessa [356] nei Grigioni la propagazione dell'eresia, senza di che non potevano prestarsi a condurre ad esito favorevole le negoziazioni. Il marchese ebbe a cuore di coprire le sue ambiziose mire col manto dello zelo per la religione; era inoltre sotto l'influenza di suo fratello allora prete nella Valtellina, e poi elevato al trono papale col nome di Pio IV. Il vescovo di Coira profittando egli stesso di quelle circostanze, non incontrò gran difficoltà presso quei deputati per far inserire nel trattato un'articolo, che provvedesse alla conservazione dell'antica religione, e al castigo di tutti coloro che ricusassero di conformarvisi. Per deliberare su questo affare fu convocata una dieta straordinaria, e fu così grande l'influenza de' vescovi, e de' mediatori, e tale la smania della nazione di por fine alla guerra che la pluralità de' voti fu per l'articolo relativo alla religione.
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