Ma questo non era tutto: la lingua rezia ossia grigiona è divisa in due dialetti romansh, e ladin; e al tempo della Riforma non vi fu neppure un libro scritto in questi dialetti. Nessuno aveva mai veduto scritta una parola in quella lingua, e l'opinione comune era che non si potesse scrivere (532). V'è poco dubbio, che la rapida, ed estesa propagazione della dottrina riformata [364] fra gli abitanti delle Dieci Giurisdizioni si debba in gran parte alla loro lingua, che è tedesca, e per conseguenza alla facilità di leggere le Scritture, e altri libri nel loro linguaggio nativo. La stessa osservazione si applica ai cittadini di Coira, e di qualche altro luogo. Quelli, che conoscevano unicamente il linguaggio del paese furono per lungo tempo limitati a istruzioni verbali. I ministri riformati travagliavano indefessamente per supplire a quel difetto, e dimostravano alla fine, praticamente, la fallacia del pregiudizio, che i preti s'erano sforzati con tutto l'ardore d'imprimere nella mente dei popoli. Da questo lato il loro paese deve a quei ministri infinite obbligazioni. Altre nazioni debbono la letteratura alla Riforma. I Grigioni le son debitori del loro alfabeto. Ma molti anni passarono prima che i predicatori occupati di altre fatiche, e ristretti di finanze, mettessero i loro scritti alle stampe; quindi s'era alquanto colà diminuito l'entusiasmo, che aveva eccitato la prima promulgazione della dottrina riformata. La prima opera che si vide comparire in lingua rezia fu una traduzione, nel dialetto ladino, del catechismo tedesco di Comander, fatta da Giacomo Tutchet, o Biveroni, stampata a Puschiavo nel 1552. "Alla vista di quest'opera (dice uno storico allora vivente), i Grigioni restarono sbalorditi, come gl'Israeliti alla vista della manna.
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