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      La sola vista di tanti individui, molti illustri per nascita, altri per dottrina, altri per luminose cariche civili, ed ecclesiastiche, i quali tutti avevano volontariamente rinunziato agli onori, e ai beni, e che avevano abbandonato i loro più cari amici (540), e incontrato la povertà, e gli stenti che seco porta l'esilio piuttosto che far violenza alle coscienze loro, mentre confermò i protestanti nella Riforma, che avevano abbracciata, sbalordì gli avversari, e costrinse i più ripugnati a credere, che tutti quei sacrifizi non si sarebbero fatti senza una forte ragione. Appena gli [371] esuli si videro in salvo esposero estesamente le crudeltà dell'Inquisizione, e manifestarono gl'intrighi della corte di Roma insieme all'ignoranza, alla superstizione, e ai vizi, che vi dominavano. Erano presi da entusiasmo al vedere la libertà di coscienza, che si godeva dai Grigioni, e la purità con cui si predicava il Vangelo. Non risparmiavano fatica per comunicare pubbliche, e private istruzioni, quando si presentava l'opportunità, e con questo mezzo guadagnavano molte anime a Cristo, specialmente fra quei, che parlavano la lingua italiana. Alcuni impararono la lingua del paese per potere in breve tempo predicare agli abitanti. Si provarono, e spesso con molto vantaggio di predicare in luoghi dai quali i ministri nazionali avevano stimato prudenza di ritirarsi, e in ogni parte dove si fermavano per alcun poco era certo, che si formavano delle nuove chiese (541).
      Bartolomeo Maturo arrivò nei Grigioni molto prima de' suoi compagni.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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