Ma in seguito di una giudiziale investigazione, si giunse a sapere che il miracolo predicato non era che la [377] scellerata invenzione di un parroco per secondare la sua passione, mosso da sfrenata voglia per quella ragazza (548). Lo scoprimento di questa impostura, sotto un governatore, che non era punto sospetto di alcuna inclinazione per le nuove opinioni, e lo scoprimento susseguente di alcuni delitti commessi da' preti, imposero silenzio al clero, e contribuirono a disingannare il popolo, ch'era caduto nelle insidie (549).
La maggior parte dei dotti Italiani, che fuggirono nella Valtellina fra il 1540 e il 1545, dopo essersi alquanto ristorati dalle fatiche del viaggio, passarono le Alpi. Ma moltissimi vi rimasero sopraffatti dall'incanto del paese, dalle preghiere di alcuni delle prime famiglie, che erano ansiosi di godere del beneficio delle loro private istruzioni, e dal prospetto, che avevano di essere utili ad un popolo privo affatto di mezzi onde giungere alla cognizione del vero. Fra questi erano Agostino Mainardi Piemontese, frate agostiniano, che per avere sostenuto certe proposizioni contrarie alla fede ricevuta, era stato posto nelle carceri di Asti; poi fu rilasciato per le spiegazioni che ne diede, e procedette in Italia. Acquistò gran nome a Pavia, e in altri luoghi, col predicare e disputare in favore della verità, e dopo essersi salvato più volte dai lacci tesi alla sua vita, fu finalmente obbligato di [378] darsi alla fuga. La sua dolcezza, prudenza, e dottrina lo resero eguale alla difficile situazione, in cui si trovava (550). Giulio di Milano, prete secolare e dottore di teologia, che era fuggito dalle prigioni di Venezia (551), si mostrò zelante ed abile coadiutore di Mainardi.
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