(577) Fu pure stabilito a Ponte un collegio di gesuiti, il quale, ad onta degli ordini reiterati della dieta, perchè fosse rimosso, fu sempre mantenuto.(578) Questi stranieri conservarono una regolare corrispondenza co' capi de' loro ordini rispettivi [397] a Como, Milano, Roma, e altre città principali d'Italia, gli effetti della quale non tardarono a manifestarsi. È stata già fatta menzione, che Pio IV, il quale empì la sede apostolica dal 1559 al 1566, era stato un prete della Valtellina, e perciò prese un grand'interesse per gli affari di quel paese, e v'impiegò la più efficace interposizione. Nel 1561, comparve a Coira il suo legato Bianchi, prevosto di Santa Maria della Scala a Milano. Questi, reso forte dalla presenza, e influenza di Rizio ambasciatore milanese, fece alla dieta dimanda formale in nome di Sua Santità, che fossero banditi dalla Valtellina, e da Chiavenna gli esuli Italiani, che fosse concesso ai frati forestieri libero ingresso e regresso; che cessasse ogni opposizione riguardo al collegio de' gesuiti a Ponte; che si proibisse qualunque edizione di libri contrarii alla Chiesa romana nella stamperia di Puschiavo; e in una parola, che si distruggesse tutto ciò che era stato fatto concernente la religione in quella parte dei dominii della repubblica.(579) Ma l'influenza di Pio, che non avea lasciato nei Grigioni un odore di santità, era ben meschina in paragone di quella di suo nipote, il celebre cardinal Borromeo, arcivescovo di Milano. Benchè questo ecclesiastico dovesse la sua canonizzazione più al suo zelo pel cattolicismo, che alla sua pietà; il suo ingegno, il decoro del suo privato carattere, [398] lo facevano riguardare pel più formidabile nemico, che fosse mai comparso, della causa protestante.
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