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      Fin dai primi istanti della sua vita, lo scopo principale della sua ambizione fu sempre quello di opporre una solida barriera ai progressi dell'eresia, e di risarcire, e sostenere la fabbrica del papismo, che vedeva vacillare ne' fondamenti. Con questa idea, si occupò sempre di allontanare dall'Italia gli abusi; introdusse delle riforme sulla morale del clero, e particolarmente su quella degli ordini monastici, ed eresse de' seminari, in cui la gioventù, che presentava belle speranze, potesse godere di una educazione, che l'abilitasse ad entrare in lizza coi protestanti, e combatterli con le loro stesse armi. Fino a quell'epoca, coloro, ch'erano comparsi campioni della chiesa romana, quantunque spesso non privi di ingegno, erano raramente forniti di cognizioni estese, e potevano fare poco più che ripetere, anche per la maggior parte rozzamente i pregiudizi popolari contro le nuove opinioni, e in favore della Chiesa cattolica. Ma vennero in campo degli uomini dotti, che poterono "far comparir buona una causa cattiva", i quali se non convincevano con solidi argomenti, imbarazzavano con le loro sottigliezze la mente dei lettori, o li abbagliavano con lo splendore dell'eloquenza, e trasportavano artificiosamente l'attenzione dall'immagine reale della Chiesa, quale esisteva ad un'altra interamente creata dalla loro fantasia. Tutti i più celebri campioni della fede cattolica, da Bellarmino [399] fino a Bossuet, sono usciti dalla scuola di Borromeo. Sarebbe stato bene, se il cardinale si fosse limitato a queste disposizioni; ma egli, oltre di proteggere le più violente misure per sopprimere le opinioni riformate dentro la sua diocesi, fomentò con molta scaltrezza le dissensioni nei paesi stranieri, si collegò


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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