Ma quantunque Camillo sottoscrivesse quell'atto di concordia, i deputati ebbero appena lasciato la città, che riassunse le sue antiche pratiche, di modo che il concistoro di Chiavenna lo sospese dai privilegi della Chiesa, e siccome Camillo si tenne contumace, pronunciò contro di lui pubblica sentenza di scomunica.(594)
Dopo questo fatto poco si è sentito parlar di Camillo (595); ho parlato più particolarmente di lui, perchè [414] v'è tutta la ragione di pensare ch'egli abbia molto influito a formare le opinioni di Lelio Socino. Dai loro contemporanei si parla frequentemente del primo, come del maestro; dell'altro come dello scolare. Egli è certo, che Socino ebbe a Chiavenna delle conferenze con Camillo, e la rassomiglianza delle loro opinioni, come pure la cauta ed artificiosa maniera di pronunciarle è veramente meravigliosa(596).
Delusi nelle loro mire di propagare le proprie massime, gl'innovatori ricorsero ad un'espediente, che quasi riuscì, indussero Celso Martinengo, Vergerio, ed altri rispettabili personaggi a sottoscrivere, per la libertà dei ministri italiani, una petizione di tenere un sinodo da loro stessi, indipendentemente da quello dei Grigioni. In appoggio di questa proposizione fecero valere la difficoltà del viaggio a traverso le Alpi, la diversità delle lingue, e certi riti praticati dai Grigioni, non amati dagli Italiani, e più in uso da altre chiese riformate (597). Ma questo espediente venne [415] meno per opera della parte più saggia, che vide, che la conservazione delle chiese italiane dipendeva dal mantenerle in perfetta unione con le chiese vigenti de' Grigioni; e che così si sarebbero difese dalle cabale dei agitatori interni, e dagli attacchi de' papisti loro nemici (598).
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