Vergerio si dichiarò apertamente contro gli anabattisti, e diede sollecito avviso quando i suoi concittadini Socino, e Gribaldi adottarono le opinioni di Serveto (609). Il destino di quel celebre uomo è, sotto qualche rapporto, veramente severo. Egli avea perduto l'alta dignità, di cui era stato insignito dalla Chiesa romana (610), senza guadagnar la confidenza de' protestanti. Irresoluto fra le massime dei Luterani, e dei Zuingliani, incontrò il disgusto d'ambo i partiti. Eccitò la gelosia de' ministri nei Grigioni, affettando una certa autorità vescovile, come sopraintendente, o visitatore delle chiese, [420] italiane, di modo, che quei si lagnarono, che non avea deposto la mitra, nè dimenticate quell'arti che aveva apprese alle corti(611). Non è improbabile, che Vergerio, oltre a quell'acutezza d'ingegno, che caratterizza gl'Italiani, avesse acquistato colle sue cariche la consuetudine di usare della politica per ottenere i suoi fini, e che sentisse qualche difficoltà di adattarsi alla semplicità della vita di un pastore protestante, dopo lo splendore, e l'opulenza, cui era stato assuefatto. Ma d'altronde se non fosse stato portato per la Riforma, avrebbe prestato orecchio alle proposizioni della corte di Roma, che sebbene avrebbe preferito d'impadronirsi della sua persona, non era aliena dal comprar la sua fede. Benchè i suoi scritti non fossero profondi, e la sua condotta avesse presentato una certa versatilità, nondimeno i protestanti avrebbero dovuto trattare con un poco più d'affezione la memoria d'un uomo il di cui nome contribuì alla celebrità della loro causa, e diede il raro esempio di sacrificare gli onori mondani, e le ricchezze ai principj di religione.
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