Senza supporlo schiavo della popolarità, Ochino dovette aver provato una certa compiacenza nell'osservare in Italia la gente, che accorreva in folla alle sue prediche, e dovette aver provato il senso opposto, quando portatosi in paesi esteri, vide necessariamente la scarsezza degli uditori, mentre si riducevano a coloro, che capivano la sua lingua. Si aggiunga poi, che egli aveva fissato l'idea, che i teologi di Zurigo lo disprezzavano come mancante di dottrina; e quantunque sembri, che ciò fosse privo di fondamento, pure sappiamo da lui stesso, che questo pensiero lo tormentava (637). In questo stato l'animo suo era più pronto ad ascoltare le sue obbiezioni dello scaltro suo compatriota, quantunque abbattessero fino alla radice le massime, che erano stati gli argomenti favoriti delle sue prediche, e delle quali si era tanto gloriato, quando avea lasciata la Chiesa romana. Nel 1558, Martire ricevè una lettera da Chiavenna, ove si diceva, che Ochino, e i fratelli di Lelio Socino erano segretamente intenti a distruggere la dottrina del merito, e della soddisfazione di Cristo. Ochino, anche secondo la sua propria spiegazione, aveva su questo punto abbandonato le sue [434] prime idee; ma la vertenza fu accomodata dall'amicizia" e dalla prudenza di Martire.(638) Circa lo stesso tempo, offese gravemente alcuni teologi della Svizzera con uno de' suoi libri; in quell'occasione, i ministri di Zurigo s'interposero in suo favore, benchè l'opera fosse stata stampata senza loro saputa, e fosse ben lontana dall'essere di loro genio.
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