I viaggiatori, a tali asserzioni, mostrarono risentimento, riguardandole come calunnie; ma dovettero tacere al vedersi produrre [436] sotto gli occhi l'opera di Ochino, di fresco pubblicata; e tornati in patria, rappresentarono ai ministri con molto rammarico l'infamia, che avevano incorsa; onde affrettarsi di liberarne il loro ordine, e tutta la città(642). Fin dai primi momenti, i teologi di Zurigo s'erano molto disgustati della condotta di certi riformatori tedeschi, che avevano favorito la bigamia del langravio di Hesse(643), che aveva recato tanto scandalo a tutto il corpo evangelico, ed ora soffrirono sdegno, e rammarico insieme alla condotta del loro collega. Per desiderio del primo magistrato fu quel trattato sulla poligamia, dai ministri tradotto in tedesco, e presentato, colle osservazioni sugli altri dialoghi, al senato, che venne alla risoluzione di esiliare l'autore dai territori del cantone. Non essendo Ochino riuscito di impedire quella sentenza, chiese in grazia il permesso di restare durante l'inverno; ma non fu concesso, e gli fu dato ordine di partire dentro tre settimane(644).
L'esilio d'un vecchio di settantasei anni, da eseguirsi nel cuor dell'inverno, con quattro figli giovanetti, fu una misura di troppo rigore, e capace di eccitar compassione dell'esiliato, qualunque ne fosse la causa; e se Ochino avesse lasciato agire questo sentimento, i [437] magistrati, e i ministri avrebbero incontrato l'odio pubblico; ma egli non si tenne dal pubblicare un'apologia, cui i ministri non mancarono di rispondere colla quale, in vece di difender la sua causa l'offendeva(645). Oltre le accuse, che aduceva contro il senato, e i pastori in generale, attaccò personalmente Bullinger, e lo dipinse nemico di tutti i forestieri, specialmente degl'Italiani; che tentava la rovina della congregazione locarnese, che si era opposto alla sua elezione di pastore di detta congregazione; e che la perseguitava, perchè non voleva adorarlo come un papa o come Dio stesso(646). Ora queste accuse erano diametralmente opposte al degno carattere di quel teologo, alla sua premura per gli esuli, e al suo impegno per la Chiesa italiana(647). L'affezione con cui avea trattato Socino, e il rispetto, che avea mostrato per lo stesso Ochino, erano tutte cose tanto palesi, che i ministri non ebbero bisogno di esaminare le accuse [438] per conoscerle insussistenti, e informarsi della verità. Nè fu Ochino più felice nella difesa del suo libro; la sua principale apologia, per il modo, con cui avea condotto l'argomento, era "che la verità non ha bisogno di molte parole, come la falsità, perchè può difendersi da se stessa" (648). Come se noi fossimo autorizzati a denudare la verità, e metterla sulla gogna per farla insultare e vilipendere dalla plebe, mentre stessimo vicini, contenti di gridare: "La verità è grande, e trionferà." Ochino espone, che una delle principali ragioni della durezza, con cui fu trattato dai ministri di Zurigo, fu che nei dialoghi controversi aveva esposto i loro errori, e indicato i difetti della loro vantata riforma.
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