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      [460] Voliamo dunque sull'ali di una viva fede fra i suoi amplessi, quando sentiamo che c'invita con queste parole: "Venite a me, voi tutti che siete agitati, e gravemente oppressi, io vi darò la gioia." Qual consolazione, qual delizia può esser mai paragonata a quella che si prova da uno, che sentendosi oppresso dal peso intollerabile delle iniquità ascolta queste soavi eterne parole del figlio di Dio, che promette con tanta misericordia di consolarlo, e liberarlo da un peso così esorbitante! Ma il grand'oggetto che dovremmo avere in vista, sarebbe quello di conoscere seriamente la nostra debolezza, e la condizione miserabile della natura; perchè non possiamo approvare il bene se non quando abbiamo provato il male. Perciò Cristo dice che quel sitibondo venga a bere da me; come se volesse significare, che l'uomo, che ignora d'essere un peccatore, e non ha avuto sete della santità è incapace di gustare quanto è dolce il Signore e quanto deliziosa cosa sia il pensare, il parlare di lui, e imitare la sua santissima vita. Quando dunque col concorso della legge, noi siamo abilitati a vedere la nostra infermità, cerchiamo il benigno mendico, che Gio: Battista ci mostra a dito, dicendo: Ecco l'agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo; che, io ripeto, ci libera dalla penosa schiavitù della legge, cancellando, ed annullando le sue crudeli maledizioni, e minacce, guarendo tutte le nostre malattie, riformando il nostro libero arbitrio, riportandoci alla nostra primitiva innocenza, e ristabilendo in noi l'imagine di Dio.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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