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      Ti dirò l'arcano della donna e della bestia, che la porta, la quale ha sette teste. - La donna, che vedesti è una gran città, che ha dominio su i re della terra; i sette capi son sette monti, sopra i quali la donna siede" (XVII, 5, 7, 18, 19), designavano con precisione la città di sette monti, quella che con la solennità del Settemontio consagrò ne' suoi fasti la sua tipografia, Roma in somma, come il nido di cotanta turpitudine, e di quella dominazione ch'era fin dai re paventata. Quell'altro passaggio: "E vidi la donna inebbriata del sangue dei santi, e del sangue dei martiri di Gesù" (XVII, 6) venne assai per tempo accreditato dalle ripetute, e prolungate stragi, che Roma fece de' cristiani medesimi, che osarono alzar la voce o del gemito, o della indignazione. Quell'altro: "Chi ha intelletto computi il numero della bestia, poichè è numero d'uomo, e il numero è seicento sessanta sei" (XIII, 18), veniva interpetrato, [492] con caratteri greci (poichè in greco fu scritta l'Apocalisse), Lateinos, uomo latino, il qual nome dà esattamente l'indicato numero 666; e quindi si crede fermamente che la bestia apocaliptica, chiamata da san Giovanni il falso profeta, fosse colui ch'è detto capo della Chiesa latina.
      L'intera Apocalisse, di cui rammentammo qui pochi passi, fu libro fatale a Roma. Quel solo scritto apostolico fe' più guerra ai papi, che tutte le opere protestanti unite insieme. Parve d'altronde (inverisimile ma pur vero) che i papi medesimi si piacessero a fare tutto ciò, che potesse strascinare i fedeli a siffatte opinioni.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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